Il sangue divino delle donne


Abbiamo deciso di tradurre questo ottimo pezzo di un po' di tempo fa di una giornalista spagnola che, partendo da un caso mediatico e giuridico, ne approfitta per parlare dello stigma sulle mestruazioni e il sangue femminile. Buona lettura!


Il sangue divino delle donne

(di Cristina Fallarás)

La Procura ha appena dichiarato che rappresentare la Vergine che partorisce non è un crimine d'odio. Se consideriamo che l'unico ruolo di quella donna che hanno adorato e adorano miliardi di persone è stato quello di partorire, la faccenda ha la sua importanza. Sono cresciuta in un mondo in cui le "cose ​​da donne" erano vergognose e un po' disgustose. Cose da donne. Un mondo di panni, assorbenti, sangue, parto, latte e perdite. Erano questioni nascoste che non venivano discusse, come i miei genitali. Erano chiamati "là" o "laggiù". Ricordo "lavare laggiù". Del corpo non si parlava, le cose non avevano nome. La prima mestruazione è arrivata come un mormorio che ha attraversato la casa, macchiando un po' tutto, sporcando gli angoli dove il pudore e il peccato giocavano a las tabas. Ricordo la prima volta, molto di recente, che ho visto lo spettacolo in cui è rappresentato il parto della Vergine Maria così com'è. Ho pensato al sangue. C'è il sangue degli uomini e, d'altra parte, il sangue delle donne. Il sangue degli uomini è segno di coraggio, di battaglia, di forza. Il sangue delle donne, invece, le mestruazioni, il parto, risveglia smorfie di disgusto, fa parte dei luoghi oscuri che fanno paura e provocano un disgusto appiccicoso. Eppure il sangue degli uomini è legato al dolore e alla morte, mentre quello delle donne è la vita. L'ho visto e sono rimasta sorpresa. Chi dice che questo lavoro non provoca un certo stupore, o cose peggiori, io non gli credo. Per il semplice motivo che non ci sono quasi rappresentazioni del sangue delle donne. Quella degli uomini è rappresentata. In dipinti, film, documentari, fotografie. Tutta la nostra educazione e la nostra cultura sono plagiate da uomini armati, tagli, battaglie, bombe, torture, assassini, guerre, decapitazioni. Un uomo con la testa coronata di spine, il volto coperto di sangue, il tronco trafitto da una lancia, inchiodato a un pezzo di legno, la sua immagine onnipresente, il suo sangue, la salvezza. Bevilo in memoria di me. Sangue da bere. Ah, ma quello delle donne si conserva per le stanze intime, per i luoghi dove le cose si lavano senza parole, e si lavano ancora, e dopo tanto lavarsi non esistono più. Ricordo la cantilena a scuola dalle suore. Abramo generò Isacco; Isacco generò Giacobbe; Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli; Giuda generò... e così fanno dozzine di procreatori. Una mandria di uomini che generano e non partoriscono. Su questo abbiamo innalzato il miserabile edificio dove, sullo sfondo, in stanze buie, le donne sanguinano. Questo Natale, la vicesindaca di Valencia e portavoce del governo municipale, Sandra Gómez, si è congratulata con i festeggiamenti per l'opera in cui la Vergine partorisce come noi partoriamo. La questione è arrivata anche in Procura. Che cosa orribile. Qualcuno l'ha visto come un crimine d'odio. E sì, lì batte l'odio, un odio ancestrale e violento contro il corpo delle donne. L'odio non è nell'immagine ma nella persona che lo denuncia. Temono e provano disgusto per il sangue delle donne. Celebrano e rappresentano il sangue degli uomini. Rappresentano e celebrano la morte. Nascondono e vomitano davanti alla vita. Sono degli idioti.





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