Il patriarcato ci fotte tuttə: maschi eterocis compresi (prima parte)


Il patriarcato ci fotte tuttə: maschi eterocis compresi

(prima parte)


Con questo articolo vogliamo parlare di un tema piuttosto problematico. Già il fatto di essere costrettə a definirlo tale è di per sé problematico. Andando avanti capirete il perché.

La presenza dei maschi eterocis all’interno del movimento femminista, dei nostri collettivi, delle nostre strade, delle nostre piazze, dei nostri Pride, dei nostri ambienti. Insomma nostri. Nostri significa anche loro? Sono nostri alleati? Membri effettivi? Membri però con dei ma? Con dei forse? Con riserva?

Ecco, già il fatto che ci si ponga questi quesiti rende la faccenda problematica. Ma non si può certamente nascondere la testa sotto la sabbia e fingere che non esista un problema.

Il problema c’è. Eccome se c’è.

Ma andiamo per ordine.

Con la nascita della terza ondata del femminismo e ancora di più con la quarta, con i movimenti di liberazione omosessuale e il movimento queer, con la presa di coscienza dell’intersezionalità (quando questioni di genere e orientamento sessuale si sono fatti protagonisti all’interno del dibattito femminista), la presenza dei membri della comunità LGBTQIA+ (ergo anche dei maschi e identità non binarie della stessa) all’interno del movimento femminista è stata oggetto di dibattito. Ma, pur con delle resistenze da parte di alcune femministe si è riuscitə, finalmente, a non mettere più in discussione la loro presenza.

Almeno non nel movimento intersezionale, non nel transfemminismo. Insomma non nel femminismo. Di certo non stiamo parlando delle donniste o delle uteriste, il cui femminismo non è pervenuto, molto semplicemente perché non c’è e non c’è mai stato. Non stiamo parlando di chi si appropria del termine radicale stravolgendone il suo rispettabile contenuto storico e citando a casaccio l’eredità culturale che ci ha lasciato quel faro e quella luce di conoscenza che è stata Simone de Beauvoir. Noi siamo transfemministə, femministə, intersezionali, e sì, anche radicali. Perché se abbiamo capito qualcosa dal femminismo è che bisogna andare alla radice del problema, di qualsiasi problema femminista. La radice, anzi le radici, dei nostri problemi, delle nostre discriminazioni, sono ovviamente molteplici, ma possono tutte essere riassunte in una parola:

patriarcato.

Abbiamo capito, però, che il patriarcato non è maschile, ma maschilista.

Che l’omofobia non è eterosessuale ma etero normata.

E questo non lo diciamo per difendere una categoria, non ci interessa difendere qualcosa a cui, tra l’altro, nessunə in questo collettivo appartiene: non siamo maschi eterocis. Ergo no, questo non è il punto di vista di un maschio eterocis, non lo stiamo rappresentando. Questo è un punto di vista. Il nostro.

Lo diciamo perché ci interessa raggiungere un obiettivo concentrandoci su quello che è il vero problema. Diversamente finiremmo semplicemente per colpevolizzare una categoria che sì, presenta dei privilegi, ma no, non è l’unica fonte di patriarcato, non è l’unico veicolo di maschilismo. Di donne maschiliste è pieno il mondo. Anzi le donne femministe sono sostanzialmente una minoranza. Perché certi discorsi maschilisti li abbiamo sentiti spesso, troppo spesso, da amiche, colleghe, professoresse, madri. E sì, anche i maschi eterocis, al di là dei privilegi che non stiamo in alcun modo negando, sono colpiti dal patriarcato. Da stereotipi, inquadrature, canoni da rispettare, schemi da perpetuare, regole da seguire, perché sennò non sei alfa, sei una femminuccia o, peggio, molto semplicemente, sei identificato come frocio, detto con la peggior accezione negativa del termine, ovviamente. Ma allora perché i maschi eterocis non sono così dentro il femminismo come le altre categorie? Non abbiamo risposte e certezze.

Abbiamo tutt’al più opinioni e supposizioni, che cerchiamo di analizzare per capire meglio il fenomeno e, ovviamente, risolvere o almeno tentare di risolvere la questione. Le donne, lə frociə, le persone LGBTQIA+, lottano da sempre, per i loro diritti non riconosciuti, per le loro identità negate.

Maschi eterocis non pervenuti.

Al massimo qualcuno, ma giusto qualcuno, una minoranza di uomini eterocis, che hanno messo a disposizione il loro privilegio per supportare le nostre istanze. Non è stata una semplice elemosina o una concessione. Perché ad essere onesti, in un mondo dove la transessualità neanche esisteva, non si aveva coscienza delle questioni di genere, non si sapeva cosa fosse il genere, le donne neanche votavano o potevano abortire, l’omosessualità era considerata una malattia mentale o una perversione, il lesbismo era inesistente e la bisessualità cancellata o assimilata all'omosessualità…il loro sostegno è stato prezioso e, spesso, addirittura vitale. Ma comunque i numeri erano e sono bassi, troppo bassi.

Le persone LGBTQIA+ e le donne sono state capaci di portare avanti molte istanze nei decenni, riuscendo a mettere da parte le loro differenze per raggiungere un obiettivo comune, tuttə insieme, indipendentemente dall’orientamento sessuale. I maschi eterocis avrebbero potuto unirsi ai movimenti, se non al movimento femminista, che era fino a non troppo tempo fa separatista, almeno agli altri uomini. A quelli della comunità LGBTQIA+, gay, bisex, maschi trans, che lottavano non solo per questioni di genere e orientamento sessuale, ma anche per fare uscire gli uomini, tutti gli uomini, dallo schema patriarcale a cui si è educati dalla culla. Le donne, tutte insieme, in tal senso, hanno fatto decisamente molti più passi avanti degli uomini, anche per quanto riguarda certi stereotipi. Una donna che fa calcio è decisamente considerata più accettabile rispetto a un uomo che fa danza classica. Le donne, almeno in occidente, indossano pantaloni, scarpe basse o alte, giacche, cravatte. Gli uomini non sono riusciti a sdoganare nemmeno una gonna, che viene ancora considerata da donna o da gay. E comunque i gay non l’hanno sdoganata del tutto ma solo in parte. Perché un gay in giacca e cravatta è comunque più socialmente accettato di uno con la gonna e i tacchi. Ancora oggi. 

(continua)


Credits foto:


Paro Internacional de Mujeres en Santa Fe 2017 - Nosotras Paramos - 8M

Sciopero Internazionale delle Donne a Santa Fe 2017 - Noi Scioperiamo - 8M

Cartello (traduzione) Nessun* bambin* nasce maschilista

Fonte Wikipedia

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